Il padiglione al centro del cimitero era in origine l’entrata del riparto ed è simmetrico rispetto a quello analogo degli acattolici. È a tre fornici con absidi laterali poligonali, archi a tutto sesto e pilastri con agli angoli colonnine decorate con capitello. A coronamento della facciata vi sono le tavole di Mosè con i comandamenti in pietra di Rozzato.
È utilizzato attualmente per la celebrazione della cerimonia della sepoltura con preghiere da parte del rabbino ed ospita numerose tombe sulle pareti laterali.
Nel 2014 la famiglia Sabbadini Eskenazi sponsorizzò tutto il restauro del padiglione con la direzione dei lavori dell’architetto Monteverdi e la direzione artistica di Diego Penacchio Ardemagni che fu incaricato di realizzare le vetrate istoriate ispirandosi e traducendo con piena libertà le dodici vetrate che riproducono le dodici tribù di Israele, realizzate da Marc Chagall nella sinagoga dell’Ospedale Hadassa di Gerusalemme La tecnica di realizzazione è la medesima che egli adoperò per quell’ opera: vetri soffiati all’uso antico placcati e incisi dipinti a gran fuoco, realizzati dai Laboratori Lambert di Francoforte. Rappresentano fiori, pesci, uccelli e stelle su paesaggi stilizzati.
L’edificio contiene una poltrona in legno rivestita di bronzo con scritte in ebraico e decorazioni realizzata dallo scultore Mario Quadrelli nel 1897, proveniente dall’edicola Pisa.
Tra le persone sepolte nel padiglione si ricorda il compositore Aldo Finzi (Milano 1897-Torino 1945), autore di opere liriche, musica da camera e musica sinfonica tra le due guerre.